La Bonifica siti contaminati Roma rappresenta una delle sfide ambientali più importanti per la città di Roma. Capitale di un Paese industrializzato, ma anche custode di un patrimonio storico e archeologico unico al mondo.
Roma si confronta oggi con un passato segnato da attività industriali, scarichi abusivi, discariche dismesse e usi del suolo non regolamentati. La gestione e la riqualificazione di queste aree non solo rispondono a esigenze ambientali, ma rappresentano anche un’opportunità per restituire spazi vitali alla collettività. Cosa si intende per sito contaminato? Un sito contaminato è un’area nella quale le concentrazioni di inquinanti nel suolo, nel sottosuolo o nelle acque sotterranee superano i valori di soglia stabiliti dalla normativa, comportando rischi per la salute umana o per l’ambiente.
Le cause più comuni di contaminazione includono: Fuoriuscite di sostanze pericolose da impianti industriali; Discariche abusive o non bonificate; Attività militari; Serbatoi interrati non controllati; Traffico intenso e officine meccaniche. La situazione a Roma , pur essendo nota per la sua bellezza artistica, ha vissuto un’intensa fase di industrializzazione tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento, con numerose aree oggi dimesse e inquinate.
Zone come la Valle Galeria, il sito di Malagrotta, Tor Vergata, l’ex Snia Viscosa, e l’area dell’ex Mira Lanza a Marconi, sono solo alcuni esempi di siti che necessitano di interventi di bonifica. Uno dei casi più emblematici è quello di Malagrotta, la più grande discarica d’Europa fino alla sua chiusura nel 2013. Per anni ha accolto i rifiuti della capitale, spesso senza un adeguato trattamento, causando un forte impatto ambientale. Le bonifiche in quell’area sono ancora in corso e coinvolgono operazioni complesse di messa in sicurezza, contenimento e trattamento delle acque contaminate.
Normativa di riferimento La bonifica dei siti contaminati in Italia è regolamentata principalmente dal D Lgs. 152/2006 (Testo Unico Ambientale), che stabilisce le modalità di identificazione, analisi di rischio, messa in sicurezza, bonifica e certificazione di idoneità ambientale. Le Regioni hanno un ruolo importante, sia nella pianificazione che nell’approvazione dei progetti. A Roma, la competenza è condivisa tra il Comune, la Regione Lazio e l’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale).
Tecniche di bonifica Le tecniche impiegate nella bonifica variano a seconda della tipologia di contaminazione. Le principali sono: Bonifica “on site”: gli interventi avvengono direttamente nel sito contaminato; Bonifica “off site”: i materiali contaminati vengono rimossi e trattati altrove; Messa in sicurezza permanente o d’emergenza: utile quando non è possibile rimuovere completamente l’inquinamento.
Tecnologie come il soil washing, la vapour extraction, la bioremediation e il pump & treat sono oggi sempre più utilizzate, anche grazie a incentivi europei o fondi pubblici destinati alla rigenerazione urbana sostenibile. I rischi legati alla mancata bonifica La mancata bonifica dei siti contaminati comporta gravi conseguenze: Inquinamento delle falde acquifere, con impatti diretti sulla potabilità dell’acqua; Rischi sanitari per le popolazioni residenti; Degrado urbano e svalutazione immobiliare; Ostacoli alla pianificazione urbanistica e alla realizzazione di nuove infrastrutture.
Nel contesto di Roma, città in continua espansione, la presenza di siti contaminati rappresenta un freno importante allo sviluppo e alla riqualificazione di interi quartieri. Bonifiche e rigenerazione urbana La bonifica non è solo un’azione ambientale, ma anche un potente strumento di rigenerazione urbana. A Roma, sono già stati avviati alcuni progetti in quest’ottica: ad esempio, l’area dell’ex Gazometro a Ostiense è oggi oggetto di un piano di recupero che punta a trasformare una zona industriale abbandonata in un polo culturale e tecnologico.